martedì 27 dicembre 2011

"L'ultimo Catone" di Matilde Asensi


Ladri di reliquie, 
le Chiese cristiane d’Oriente e d’Occidente, 
un’oscura confraternita religiosa e 
La Divina Commedia sono gli 
elementi chiave di questo intrigo 
mozzafiato lungo diciassette secoli.












Un viaggio tra le righe dalla Divina Commedia di Dante dove il Purgatorio, con i suoi sette peccati capitali, sono legati ad una prova da superare ed ad una città nella quale eseguirla: Roma la superbia, Ravenna l'invidia, Gerusalemme l'ira, Atene l'accidia, Costantinopoli l'avarizia, Alessandria la gola e Antiochia la lussuria, questo lungo viaggio viene intrapreso al solo scopo di scoprire chi siano e quali scopi abbiano questi misteriosi Staurophylakes.
I personaggi che si muovono in questa avvincente storia sono una suora (Ottavia Salina), un capitano della guardia svizzera (Glauser Roist) e un professore (Faraga Boswell) i quali vivranno un'avventura che partirà dall'antica biblioteca del Vaticano, fino a raggiungere Paradeisos “un luogo incomparabile, molto arretrato sul piano materiale, ma molto avanti sotto altri aspetti. Lì si ignorava la fretta, l'angoscia, la lotta quotidiana per sopravvivere in un mondo pieno di pericoli. La vita trascorreva piacevolmente e la gente sapeva apprezzare ciò che aveva”.
Attraverso le pagine di questo libro scopriremo l'amore tra due persone molto diverse, conosceremo molti elementi storici e scoveremo perduti monumenti che la storia ci ha celato.
Capolavoro premiato dalla critica e dal pubblico (500.000 copie vendute in Spagna), L’ultimo Catone è uno di quei rari thriller magistrali – come Il nome della rosa e Il codice da Vinci – che, unendo con sapienza e originalità storia, suspance, avventura e detection letteraria, riescono a conquistare i lettori più di qualsiasi altro libro.





venerdì 23 dicembre 2011

"La Nave d'Oro" di Marco Buticchi


Regalati l'emozione: La nave d'oro

Il libro si sviluppa su tre trame distinte e lontane nel tempo, che nell'incensante scorrere delle pagine si incrociano in un emozionante e sbalorditivo finale mozzafiato!

Roma, 68 d.C.
Chi fu davvero Nerone?
Era così spietato come lo descrissero gli storici?
E, quando morì, morì proprio lui o non, piuttosto, uno dei tanti sosia che egli utilizzava nelle più svariate occasioni?

Tra Mediterraneo e Giappone, 1331.
In uno scenario che vede scontrarsi l’Occidente cristiano e l’Oriente musulmano, si muove la figura di Hito Humarawa, un ex samurai troppo amante della vita per darsi la morte.
Macchiato dal disonore, si ritrova al fianco di un mercante veneziano senza scrupoli e gli viene affidato il compito di combattere un giovane eroe dagli occhi color del mare con un passato da nobile cristiano: il suo nome è Lorenzo di Valnure, ma per il popolo è diventato il Muqatil, il guerriero.

Favignana (Sicilia), 2001.
Durante delle immersioni, l’ammiraglio Guglielmo Grandi rinviene alcuni reperti che sembrano appartenere a un’antica nave d’oro, misteriosamente naufragata con tutti i suoi segreti.
Quella scoperta è forse la scintilla che può ridare un senso alla vita di Henry Vittard, un celebre navigatore transoceanico che ha da poco tragicamente perduto la donna amata.
Quale sottile filo unisce attraverso i millenni eventi in apparenza così diversi?
A questa domanda intende dare una risposta la bella ricercatrice Sara Terracini, la quale sa benissimo di andare incontro a un mare di guai, ma sa anche di non poter resistere al richiamo dell’avventura.

Ma qualcuno si muove nell'ombra, un ricchissimo uomo d’affari giapponese a capo di una multinazionale in bilico tra alta finanza e malavita, è ossessionato da tutto ciò che riguarda Nerone, l’imperatore dannato.

mercoledì 21 dicembre 2011

"La Caduta dei Templari" di Jack Whyte


"Non nobis, Domine, sed nomine Tuo da gloriam"
Non a noi, o Signore, ma al Tuo nome dà gloria












Venerdì 13 ottobre 1307, la fredda Parigi è testimone di uno degli eventi che cambiò il mondo occidentale.
Il giorno del tradimento e dell’infamia, il giorno della fine dei Templari.

Certo non lo avrebbe mai dimenticato Sir William Sinclair, discendente di messer Stefano Saint-Clair, che due secoli prima, a Gerusalemme, aveva fondato l’Ordine insieme ad altri monaci.Sir William sedeva nel consiglio dei Templari, era il custode del misterioso tesoro che era rimasto sepolto per secoli sotto le macerie del Tempio di Salomone e che aveva fatto la fortuna dell’Ordine.
Per questo, il giorno in cui Filippo il Bello, re di Francia, e papa Clemente V scatenano la caccia ai Templari, Sir William non può far altro che fuggire.
Con lui, pochi fedeli sopravvissuti e una donna, Lady Jessica Randolph, baronessa di St. Valery.
Sarà proprio lei a far comprendere a Sir William che è giunto il momento di lasciarsi alle spalle la fedeltà e i voti fatti a una Chiesa che lo ha tradito e ha messo in pericolo la sua vita.
Il suo destino è quello di raggiungere la terra di cui parla la tradizione templare, al di là del Grande Mare d’Occidente, l’unico luogo in cui potrà custodire il tesoro dell’Ordine e trovare finalmente la pace.  

Uno dei libri più belli che abbia mai letto, una vicenda che si snoda nel periodo storico più buio che l'umanità ha mai dovuto affrontare.
L'avidità dei re, l'impotenza del regno papale, hanno azzerato la modernità che questi valorosi guerrieri stavano faticosamente portando nell'Europa medievale. 
Un libro che si legge tutto in un fiato, una passione senza fine.

lunedì 19 dicembre 2011

E se Colombo non fosse genovese?! "Il Codice 632" di Rodrigues Dos Santos José

Basato su documenti storici autentici, Il Codice 632 indaga gli aspetti più oscuri e controversi della figura che ha dato inizio all'Età Moderna: Cristoforo Colombo. 
Gli studiosi ritengono che Colombo fosse genovese e che, all'età di ventiquattro anni, avesse lasciato la propria città natale. 
Il libro, però, ci svelerà una storia diversa, carica di misteri e domande. 
Perché il grande navigatore ebbe molti nomi fra cui Colom, Colón, Colona, ma non Colombo con il quale noi tuttavia lo chiamiamo? 
Perché tutte le lettere che egli indirizzò ad amici italiani sono scritte soltanto in portoghese? 
Come gli fu possibile sposare l'aristocratica Donna Filipa, se era davvero, come normalmente si sostiene, di modeste origini plebee? 
Perché mai la sua firma cabalistica include la principale preghiera giudaica, rinnega Cristo e dice "cancellate il mio nome"? 
E infine, quale ruolo ebbero i Templari nella scoperta del Nuovo Mondo? 
Bisognerà affrontare un lungo e pericoloso viaggio insieme al professor Tomás Noronha, esperto criptografo, per ritrovare e, quindi, decifrare le prove storiche in grado di risolvere gli enigmi e i segreti che avvolgono il grandioso mito di Cristoforo Colombo.


Purtroppo alla fine della lettura di questo libro, ti domandi veramente: ma Colombo allora di dove era?!
Consiglio: andate a Siviglia a vedere la sua tomba, vi servirà a farvi nuove domande!!!!!

domenica 18 dicembre 2011

"Le Figlie del Libro Perduto" di Katherine Howe

"E se quelle donne, 
accusate di stregoneria, 
fossero state davvero colpevoli?"



La storia si articola in due trame separate che scorrono da prima 
parallelamente su due distinti piani temporali,
per poi legarsi in un unico collegamento a distanza di tre secoli.

1681, Marblehead, Massachussetts. 
L’unica figlia di un uomo è molto ammalata. 
Lui fa venire la donna che è famosa nel villaggio per saper 
curare con le erbe, infusi e decotti. 
La bambina muore. 
Il padre accusa la donna di stregoneria: 
Deliverance Dane sarà una delle donne implicate nei memorabili 
processi di Salem, dove una sorta di isteria collettiva causò la 
condanna a morte di persone innocenti accusate di consorziare 
con il diavolo.

1991, Cambridge, Massachussetts. 
La giovane dottoranda Connie Goodwin sta facendo ricerche 
per una tesi sui processi di Salem, spronata dal suo relatore. 
Si avvicina l’estate e la madre di Connie l’incarica di 
sgomberare la vecchia casa della nonna a Marblehead, 
perché vorrebbe metterla in vendita.


Un libro straordinario, un mistery di streghe e malefici ambientato
ai giorni nostri, fresco, avvincente ed enigmatico.

sabato 17 dicembre 2011

Il sonno della ragione genera mostri: "Il manipolatore" di Michael Robotham

"C’è un momento in cui tutta la speranza svanisce, tutto l’orgoglio è perduto, tutte le aspettative, tutta la fede, tutti i desideri.
Quel momento è mio. Appartiene a me.
E’allora che sento il suono, il suono di una mente che va in pezzi.
Non è lo schiocco secco di quando un osso si frantuma, una spina dorsale si incrina o un cranio si frattura. E non è dolce e umido come il cedere di un cuore. E’ un suono che ti fa domandare quanto dolore possa sopportare una persona, un suono che infrange i ricordi e lascia che il passato fluisca nel presente; un suono così acuto che solo i mastini dell’Inferno possono udirlo.
Riesci a sentirlo? Qualcuno, rannicchiato su se stesso, sta piangendo piano in una notte senza fine." 
 







Inizia così uno dei triller più affascinanti che ho letto, un viaggio avvincente tra le debolezze e i punti di forza della psiche umana.
Una donna si tiene al parapetto di un ponte, sospesa sul vuoto sotto una pioggia violentissima. Nuda, sulla sua pancia una scritta con il rossetto: “Puttana”. 
E’ in preda alle lacrime, supplicante, mentre ascolta qualcuno al cellulare. Joseph O’Loughlin, noto psicologo, cerca di farla ragionare. 
La donna, però, gli dice: “Lei non capisce”, e si lascia cadere nel vuoto. 
Un suicidio terribile, l’epilogo drammatico di una storia complessa, che per il professor O’Loughlin è però solo l’inizio di un’intricata vicenda. 
Dopo poche ore dall’accaduto, infatti, nel suo studio giunge la figlia della vittima, che sostiene che sua madre non si è affatto suicidata. 
Lo psicologo decide di dare credito alla ragazza e comincia allora a interrogarsi: con chi era al telefono la donna prima di gettarsi dal ponte? Forse qualcuno che la teneva stretta a sé, che l’ha catturata e l’ha costretta a togliersi la vita.

La sintesi rende al meglio lo spirito che pervade questo libro, un continuo intrecciarsi di menti superiori, che mi hanno fatto divorare questo triller in pochi giorni.
Consigliato a chi ha fegato di mettersi in gioco, perché alla fine della lettura ognuno dovrà mettersi a riflettere sul proprio io.

venerdì 16 dicembre 2011

La trilogia di Alèxandros di Valerio Massimo Manfredi

Quando decisi di immergermi nella lettura di questa trilogia, non avevo compreso appieno in quale fantastica avventura mi stavo lanciando.
Manfredi, con la sua straordinaria abilità, è riuscito a riportare in vita uno dei più grandi condottieri che la storia abbia mai conosciuto.
Alessandro Magno! Grande conquistatore e grande governatore, uomo amato e re temuto dai nemici, circondato da amici come Peritas il suo fedele cane e Bucefalo il suo splendido destriero, ma anche da nemici sempre pronti a mettergli i bastoni tra le ruote.
Partito dalla piccola Macedonia, ha inanellato conquiste su conquiste, dominando tutto l'Egeo ed espandendo il suo dominio su tutto il medio oriente, abbattendo le impenetrabili porte di Babilonia, farsi incoronare nuovo faraone in Egitto, fino ad arrivare ad immergersi nelle torbide acque del fiume Indo.
Alessandro era un uomo di grande caratura polita, un precursore per quegli anni, che gli permise di combattere battaglie e vincerle senza spargimenti di sangue, per questo il suo impero fu uno dei più grandi del mondo, ma anche il più instabile e alla sua morte esso si disgregò e i suoi più fedeli compagni ne vollero assumere il comando, ognuno una parte ognuno il suo.
Una trilogia che lascia senza parole, una lettura consigliata a tutti quelli che amano l'avventura, la storia e questo fantastico condottiero.






"È destino dell'uomo sopportare ferite e malattie e dolori e morte prima di sprofondare nel nulla. 
Ma agire con onore ed essere clemente ogni volta che è possibile è nella sua facoltà e nella sua scelta.
Questa è l'unica dignità che gli è concessa da quando è messo al mondo, l'unica luce prima delle tenebre di una notte senza fine." (Alessandro)

giovedì 15 dicembre 2011

Recensione de: "Il libro segreto di Dante"

Lo devo ammettere, per gli appassionati di mistero, storia ed intrighi, questo romanzo, scritto in modo eccellente da Francesco Fioretti, stuzzica la fantasia dei lettori.
Il lettore viene catapultato da subito nel 1321, anno in cui il Sommo Poeta muore in quel di Ravenna, ma la domanda che attanaglia i personaggi, che si intrecceranno in modo indissolubile in tutta la trama del racconto è: Dante è davvero stato ucciso dalla malaria, come tutti credono? Oppure qualcuno aveva dei motivi per desiderare la sua morte e la scomparsa di un segreto insieme a lui? 
Bernad un ex templare alla ricerca del nuovo tempio, la figlia del poeta suor Beatrice, e un medico Giovanni da Lucca, iniziano una appassionante indagine per fare chiarezza su quanto è accaduto.
Teoremi raffinati, intrighi complessi e verità da svelare si celano tra i versi delle tre cantiche, il tutto condito da una cornice di un periodo storico, il trecento, attanagliato da crisi economiche e politiche che farà sentire la sua pressione sui personaggi della vicenda.
Un piccolo consiglio per chi deciderà di immergersi in questa lettura: ABBIATE LA PAZIENZA DI LEGGERE CON ATTENZIONE TUTTI I RIFERIMENTI ALLA DIVINA COMMEDIA, ogni passo citato nel libro, non saltateli solo perché non vedete l'ora di arrivare alla fine, essi ti permettono di capire al meglio dove l'autore vi vuole portare e guidare.
Ma se prima di leggere questo libro vorrete leggere la Divina Commedia, beh avrete tutta la mia ammirazione!!!
Mi permetto di aggiungere sul finale di questo post, alcuni versi, a me cari, della Divina Commedia e con questi vi auguro una buona lettura.




"... Tu dei saper ch'i' fui conte Ugolino,
e questi è l'arcivescovo Ruggieri:
or ti dirò perché i son tal vicino.

Che per l'effetto de' suo' mai pensieri,
fidandomi di lui, io fossi preso
e poscia morto, dir non è mestieri;

però quel che non puoi avere inteso,
cioè come la morte mia fu cruda,
udirai, e saprai s'e' m'ha offeso.

Breve pertugio dentro da la Muda
la qual per me ha 'l titol de la fame,
e che conviene ancor ch'altrui si chiuda,

m'avea mostrato per lo suo forame
più lune già, quand'io feci 'l mal sonno
che del futuro mi squarciò 'l velame. ..."